Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, I

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Gran piazza d’Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d’insegne, armi ed altre spoglie de’ barbari superati. Trono imperiale da un lato. Ponte sul fiume Oronte che divide la città suddetta.
 
 Di qua dal fiume ADRIANO, sollevato sopra gli scudi da’ soldati romani, AQUILIO, guardie e popolo. Di là dal fiume FARNASPE ed OSROA con seguito di parti che conducono varie fiere ed altri doni da presentare ad Adriano
 
 CORO DI SOLDATI ROMANI
 
    Vivi a noi, vivi all'impero,
 grande Augusto, e la tua fronte
 su l'Oronte prigioniero
 s'accostumi al sacro allor.
 
5   Della patria e delle squadre
 ecco il duce ed ecco il padre
 in cui fida il mondo intero,
 in cui spera il nostro amor.
 
    Palme il Gange a lui prepari;
10e d'Augusto il nome impari
 dell'incognito emisfero
 il remoto abitator. (Nel tempo del coro scende Adriano e sciogliendosi quella connessione d’armi che serviva a sostenerlo, quei soldati che la componevano prendono ordinatamente sito fra gli altri)
 
 AQUILIO
 Chiede il parto Farnaspe
 di presentarsi a te. (Ad Adriano)
 ADRIANO
                                      Venga e s'ascolti. (Aquilio parte. Adriano sale sul trono e parla in piedi)
15Valorosi compagni,
 voi m'offrite un impero
 non men col vostro sangue
 che col mio sostenuto e non so come
 abbia a raccoglier tutto
20de' communi sudori io solo il frutto.
 Ma se al vostro desio
 contrastar non poss'io, farò che almeno
 nel grado a me commesso
 mi trovi ognun di voi sempre l'istesso.
25A me non servirete;
 alla gloria di Roma, al vostro onore,
 alla pubblica speme,
 come finor, noi serviremo insieme. (Siede)
 CORO
 
    Vivi a noi, vivi all'impero,
30grande Augusto, e la tua fronte
 su l'Oronte prigioniero
 s'accostumi al sacro allor. (Nel tempo che si ripete il coro, passano il ponte Farnaspe ed Osroa con tutto il seguito de’ parti. Sono preceduti da Aquilio che gli conduce)
 
 FARNASPE
 Nel dì che Roma adora
 il suo cesare in te, dal ciglio augusto,
35da cui di tanti regni
 il destino dipende, un guardo volgi
 al principe Farnaspe. Ei fu nemico;
 ora al cesareo piede
 l'ire depone e giura ossequio e fede.
 OSROA
40Tanta viltà, Farnaspe,
 necessaria non è. (Piano a Farnaspe)
 ADRIANO
                                   Madre comune
 d'ogni popolo è Roma e nel suo grembo
 accoglie ognun che brama
 farsi parte di lei. Gli amici onora;
45perdona a' vinti; e con virtù sublime
 gli oppressi esalta ed i superbi opprime.
 OSROA
 (Che insoffribile orgoglio!)
 FARNASPE
                                                    Un atto usato
 della virtù romana
 vengo a chiederti anch'io. Del re de' Parti
50geme fra' vostri lacci
 prigioniera la figlia.
 ADRIANO
                                       E ben?
 FARNASPE
                                                       Disciogli,
 signor, le sue catene.
 ADRIANO
                                         (Oh dei!)
 FARNASPE
                                                             Rasciuga
 della sua patria il pianto; a me la rendi
 e quanto io reco in guiderdon ti prendi.
 ADRIANO
55Prence, in Asia io guerreggio,
 non cambio o merco; ed Adrian non vende,
 su lo stil delle barbare nazioni,
 la libertade altrui.
 FARNASPE
                                    Dunque la doni.
 OSROA
 (Che dirà?)
 ADRIANO
                         Venga il padre.
60La serbo a lui.
 FARNASPE
                             Doppo il fatal conflitto,
 in cui tutti per Roma
 combatterono i numi, è ignota a noi
 del nostro re la sorte. O in altre rive
 va sconosciuto errando o più non vive.
 ADRIANO
65Finché d'Osroa palese
 il destino non sia, cura di lei
 noi prenderem.
 FARNASPE
                                Giacché a tal segno è Augusto
 dell'onor suo geloso,
 questa cura di lei lasci al suo sposo.
 ADRIANO
70Come! È sposa Emirena?
 FARNASPE
                                                 Altro non manca
 che 'l sacro rito.
 ADRIANO
                                (Oh dio!)
 Ma lo sposo dov'è?
 FARNASPE
                                     Signor, son io.
 ADRIANO
 Tu stesso! Ed ella t'ama?
 FARNASPE
                                                Ah fummo amanti
 pria di saperlo ed apprendemmo insieme
75quasi nel tempo istesso
 a vivere e ad amar. Crebbe la fiamma
 col senno e con l'età. Dell'alme nostre
 si fece un'alma sola
 in due spoglie divisa. Io non bramai
80che la bella Emirena. Ella non brama
 che 'l suo prence fedel. Ma quando meco
 esser doveva in dolce nodo unita,
 signor, che crudeltà! mi fu rapita.
 ADRIANO
 (Che barbaro tormento!)
 FARNASPE
                                                Ah tu nel volto,
85signor, turbato sei. Forse t'offende
 la debolezza mia. Di Roma i figli
 so che nascono eroi;
 so che colpa è fra voi qualunque affetto
 che di gloria non sia. Tanta virtude
90da me pretendi invano;
 Cesare, io nacqui parto e non romano.
 ADRIANO
 (Oh rimprovero acerbo! Ah si cominci
 su' propri affetti a esercitar l'impero).
 Prence, della sua sorte
95la bella prigioniera arbitra sia.
 Vieni a lei. S'ella siegue,
 come credi, ad amarti,
 allor... (dicasi alfin) prendila e parti. (Scende)
 
    Dal labbro che t'accende
100di così dolce ardor
 la sorte tua dipende
 (e la mia sorte ancor).
 
    Mi spiace il tuo tormento,
 ne sono a parte e sento
105che del tuo cor la pena
 è pena del mio cor. (Parte Adriano seguito da tutte le guardie e soldati romani)
 
 SCENA II
 
 OSROA e FARNASPE
 
 OSROA
 Comprendesti, o Farnaspe,
 d'Augusto i detti? Ei d'Emirena amante,
 di te parmi geloso e fida in lei.
110Amasse mai costei il mio nemico?
 Ah questo ferro istesso,
 innanzi alle tue ciglia,
 vorrei... No, non lo credo. Ella è mia figlia.
 FARNASPE
 Mio re, che dici mai? Cesare è giusto,
115ella è fedele. Ah qual timor t'affanna!
 OSROA
 Chi dubita d'un mal, raro s'inganna.
 FARNASPE
 Io volo a lei. Vedrai...
 OSROA
                                         Va' pur ma taci
 ch'io son fra' tuoi seguaci.
 FARNASPE
                                                  Anche alla figlia?
 OSROA
 Sì. Saprai quando torni
120tutti i disegni miei.
 FARNASPE
 Sì sì, mio re, ritornerò con lei.
 
    Già presso al termine
 de' suoi martiri
 fugge quest'anima,
125sciolta in sospiri,
 sul volto amabile
 del caro ben.
 
    Fra lor s'annodano
 sul labbro i detti;
130e 'l cor, che palpita
 fra mille affetti,
 par che non tolleri
 di starmi in sen. (Parte seguito da tutto l’accompagnamento barbaro)
 
 SCENA III
 
 OSROA solo
 
 OSROA
 Dalla man del nemico
135il gran pegno si tolga
 che può farmi tremare; e poi si lasci
 libero il corso al mio furor. Paventa,
 orgoglioso roman, d'Osroa lo sdegno.
 Son vinto e non oppresso
140e sempre a' danni tuoi sarò l'istesso.
 
    Sprezza il furor del vento
 robusta quercia, avvezza
 di cento verni e cento
 l'ingiurie a tollerar.
 
145   E se pur cade al suolo,
 spiega per l'onde il volo;
 e con quel vento istesso
 va contrastando in mar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale.
 
 AQUILIO e poi EMIRENA
 
 AQUILIO
 Ah se con qualche inganno
150non prevengo Emirena, io son perduto.
 Cesare generoso
 a Farnaspe la rende, ancor che amante.
 E se tal fiamma oblia,
 che ad arte io fomentai, farà ritorno
155all'amor di Sabina, il cui sembiante
 porto sempre nel cor. Numi, in qual parte
 Emirena s'asconde? Eccola. All'arte.
 EMIRENA
 È vero, Aquilio, o troppo
 credula io sono? Il mio Farnaspe è giunto?
 AQUILIO
160Così non fosse.
 EMIRENA
                              E perché mai t'affligge
 la mia felicità?
 AQUILIO
                              La tua sventura,
 principessa, io compiango. Ah se vedessi
 da quai furie agitato
 Augusto è contro te! Farnaspe a lui
165ti richiese, gli disse
 che t'ama, che tu l'ami; e mille in seno
 di Cesare ha destate
 smanie di gelosia. Freme, minaccia,
 giura che in Campidoglio,
170se in te non è la prima fiamma estinta,
 ei vuol condurti al proprio carro avvinta.
 EMIRENA
 Questo è l'eroe del vostro Tebro? Questo
 è l'idolo di Roma? A me promise
 che al rossor del trionfo
175esposta non sarei. Non è fra voi
 dunque il mancar di fé colpa agli eroi.
 AQUILIO
 Se un violento amore
 agita i sensi e la ragione oscura,
 Emirena, gli eroi cangian natura.
 EMIRENA
180In trionfo Emirena? Ah non lo speri.
 Non è l'Africa sola
 feconda d'eroine. In Asia ancora
 si sa morir.
 AQUILIO
                        Barbara legge invero!
 Ch'una real donzella
185debba, del volgo alla licenza esposta,
 strascinar le catene, udirsi a nome
 per ischerno chiamar, vedersi a dito
 disegnar per le vie... Solo il pensarlo
 mi fa gelar.
 EMIRENA
                        Né vi sarà riparo?
 AQUILIO
190Il più certo è in tua man. Cesare viene
 ad offrirti Farnaspe. Egli il tuo core
 spera scoprir così. Deh non fidarti
 della sua simulata
 tranquillità. Deludi
195l'arte con l'arte. Il caro prence accogli
 con accorta freddezza. Il don ricusa
 della sua man; misura i detti e vesti
 di tale indifferenza il tuo sembiante
 come se più di lui non fossi amante.
 EMIRENA
200E 'l povero Farnaspe
 di me che mai direbbe? Ah tu non sai
 di qual tempra è quel core. Io lo vedrei
 a tal colpo morir sugli occhi miei.
 AQUILIO
 Addio, pensaci e trova,
205se puoi, miglior consiglio.
 EMIRENA
                                                 Odimi. Almeno
 corri, previeni il prence...
 AQUILIO
                                                 Eccolo.
 EMIRENA
                                                                Oh dio!
 AQUILIO
 Armati di fortezza. Io t'insegnai
 ad evitare il tuo destin funesto. (Parte)
 EMIRENA
 Misera me! Che duro passo è questo.
 
 SCENA V
 
 ADRIANO, FARNASPE ed EMIRENA
 
 ADRIANO
210Principe, quelle sono
 le sembianze che adori? (A Farnaspe)
 FARNASPE
                                                Oh dio! Son quelle.
 E sempre agli occhi miei sembran più belle.
 ADRIANO
 (Costanza, o cor). Vaga Emirena, osserva
 con chi ritorno a te. Più dell'usato
215so che grato ti giungo. Afferma il vero.
 EMIRENA
 Chi è, signor, questo stranier?
 FARNASPE
                                                         Straniero!
 ADRIANO
 E nol conosci?
 EMIRENA
                             Affatto
 non m'è ignoto quel volto. Il vidi altrove...
 N'ho ancor l'idea presente...
220Ma... dove fu... non mi ritorna in mente.
 (Che pena è il simular!)
 ADRIANO
                                               Principe, è questa
 colei che teco apprese
 a vivere e ad amar?
 FARNASPE
                                       Vedi che meco
 gode scherzar.
 EMIRENA
                             Non ha sì lieto il core
225chi si trova in catene.
 FARNASPE
 Né sai qual io mi sia?
 EMIRENA
                                          Non mi sovviene.
 (Che affanno!)
 ADRIANO
                              (Che piacer!)
 FARNASPE
                                                         Bella Emirena,
 mi tormentasti assai.
 Basta così. Che nuovo stile è questo
230d'accoglier chi t'adora? Il tuo Farnaspe...
 EMIRENA
 Tu sei Farnaspe! Al nome
 ti riconosco adesso.
 FARNASPE
                                      Oh dei!
 EMIRENA
                                                       Perdona
 l'involontario oltraggio. Al tuo valore
 so quanto debba il padre mio. Rammento
235più d'una tua vittoria
 e de' meriti tuoi serbo memoria.
 FARNASPE
 Ah ritorna più tosto
 a scordarti di me. M'offende meno
 la tua dimenticanza.
 EMIRENA
                                        In che t'offendo,
240se i merti tuoi, se i miei doveri accenno?
 FARNASPE
 Giusti dei, qual freddezza! Io perdo il senno.
 ADRIANO
 Chi m'inganna di voi? Finge Emirena
 o simula Farnaspe? Esser mentito
 dee l'amore o l'oblio.
 EMIRENA
245Chi t'inganna io non son.
 FARNASPE
                                                Dunque son io. (Ad Adriano)
 EMIRENA
 (Oh tormento!)
 ADRIANO
                                Se fosse
 rispetto, o principessa, il tuo ritegno,
 abbandonalo pur. Del core altrui
 non son tiranno. Ecco il tuo ben. Tel rendo,
250se verace è l'affetto.
 EMIRENA
 (Non ti credo).
 FARNASPE
                              Rispondi.
 EMIRENA
                                                  Io non l'accetto.
 ADRIANO
 Udisti? (A Farnaspe)
 FARNASPE
                  Ove son mai! Sogno? Deliro?
 Io mi sento morir.
 EMIRENA
                                     (Questo è martiro).
 FARNASPE
 Principessa, idol mio, che mai ti feci?
255Son reo di qualche fallo?
 Sei sdegnata con me? Dubiti forse
 dell'amor mio verace?
 Parla.
 EMIRENA
              (Che posso dir?) Lasciami in pace.
 ADRIANO
 Disingannati alfin. (A Farnaspe)
 FARNASPE
                                      Dunque son queste
260la tenere accoglienze?
 I trasporti d'amor? Poveri affetti!
 Sventurato Farnaspe!
 Emirena infedel! Spiegami almeno
 l'arte con cui di così lungo amore
265imparasti a scordarti.
 EMIRENA
 Deh per pietà taci, Farnaspe, e parti.
 FARNASPE
 Che tirannia! T'ubbidirò, crudele,
 ma guardami una volta. In questa fronte
 leggi dell'alma mia... No, non mirarmi,
270barbara, giacché vuoi
 che ubbidisca Farnaspe i cenni tuoi.
 
    Dopo un tuo sguardo, ingrata,
 forse non partirei,
 forse mi scorderei
275tutta l'infedeltà.
 
    Tu arrossiresti in volto;
 io sentirei nel core
 più che del mio dolore
 del tuo rossor pietà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ADRIANO ed EMIRENA
 
 ADRIANO
280Dove Emirena?
 EMIRENA
                                A pianger sola. Il pianto
 libero almen mi resti,
 giacché tutto perdei.
 ADRIANO
                                        Nulla perdesti.
 Io perdei la mia pace,
 cara, negli occhi tuoi. L'arbitra sei
285tu della sorte mia. Tu far mi puoi
 o misero o felice
 e del tuo vincitor sei vincitrice.
 EMIRENA
 Più rispetto sperava
 da te la mia virtù. L'animo regio
290non si perde col regno,
 che se 'l regno natio
 era della fortuna, il core è mio.
 ADRIANO
 (Bella fierezza!) E qual oltraggio soffre
 la tua virtù dal mio sincero affetto?
295Posso offrirti, se vuoi,
 e l'impero e la man.
 EMIRENA
                                       No che non puoi.
 Arbitro della terra
 sei servo alla tua Roma. Ella ha rossore
 fra le spose latine
300di contar le regine. È noto a noi
 di Cleopatra il fato,
 l'esule Berenice e Tito ingrato.
 ADRIANO
 Era più nuova allora
 la servitude a Roma. Or per lung'uso
305è al giogo avvezza; e sollevar non osa
 l'incallita cervice.
 EMIRENA
                                   E s'ella il soffre,
 Sabina il soffrirà? Promessa a lei
 è la tua man.
 ADRIANO
                           Nol niego. Anzi ne fui
 tenero amante e l'adorai fedele
310quasi due lustri interi. Alfine eterni
 hanno a durar gli amori? Io non suppongo
 in lei tanta costanza. Avrà cambiato
 senza fallo pensier come d'aspetto
 la mia sorte cambiò. Veduto allora
315non avevo il tuo volto; ero privato;
 ero vicino a lei. Sospiro adesso
 ne' lacci tuoi; porto l'alloro in fronte;
 e Sabina è sul Tebro, io su l'Oronte.
 
 SCENA VII
 
 AQUILIO frettoloso e detti
 
 AQUILIO
 Signor...
 ADRIANO
                   Che fu?
 AQUILIO
                                    Dalla città latina
320giunge...
 ADRIANO
                   Chi giunge mai?
 AQUILIO
                                                    Giunge Sabina.
 ADRIANO
 Sommi dei!
 EMIRENA
                         (Qual soccorso!)
 ADRIANO
                                                         E che pretende
 per sì lungo camin... senza mio cenno...
 Non t'ingannasti già?
 AQUILIO
                                          Senti il tumulto
 del popolo seguace
325che la saluta augusta.
 ADRIANO
                                         Aquilio, oh dio!
 Va', conducila altrove. In questo stato
 non mi sorprenda. A ricompormi in volto
 chiedo un momento. Ah poni ogni arte in uso.
 AQUILIO
 Signor, viene ella stessa.
 ADRIANO
                                               Io son confuso.
 
 SCENA VIII
 
 SABINA con seguito di matrone e cavalieri romani e detti
 
 SABINA
330Sposo, Augusto, signor, questo è il momento
 che tanto sospirai. Giunse una volta;
 son pur vicina a te. Che vita amara
 trassi da te divisa! Il tuo coraggio
 quanto tremar mi fece! In ogni impresa
335ti seguitai con l'alma
 fra le barbare schiere e le latine.
 Soffri che adorno alfine
 di quel lauro io ti miri
 che costa all'amor mio tanti sospiri.
 ADRIANO
340(Che dirò?)
 SABINA
                         Non rispondi?
 ADRIANO
                                                      Io non sperai...
 Potevi pure... (Oh dio!) Chiede ristoro
 la tua stanchezza. Olà. Di questo albergo
 a' soggiorni migliori
 passi Sabina e al par di noi s'onori.
 SABINA
345E tu mi lasci? Il mio riposo io venni
 a ricercare in te.
 ADRIANO
                                 Perdona. Altrove
 grave cura mi chiama.
 SABINA
                                            Io non ritrovo
 in Cesare Adriano. Ah se l'impero
 la pace t'involò, si lasci, o sposo;
350val più di mille imperi il tuo riposo.
 ADRIANO
 
    È vero che oppresso
 la sorte mi tiene
 ma reo di mie pene
 l'impero non è.
 
355   Io formo a me stesso
 l'affanno che provo;
 sul soglio nol trovo,
 lo porto con me. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 SABINA, EMIRENA, AQUILIO
 
 SABINA
 Aquilio, io non l'intendo.
 AQUILIO
                                                E pur l'arcano
360è facile a spiegar. Cesare è amante.
 Questa è la tua rival. (Piano a Sabina)
 EMIRENA
                                         Pietosa Augusta,
 se lungamente il cielo
 a Cesare ti serbi, un'infelice
 compatisci e soccorri. E regno e sposo
365e patria e genitor tutto perdei.
 SABINA
 (Mi deride l'altera!)
 EMIRENA
                                        Un bacio intanto
 su la cesarea man...
 SABINA
                                      Scostati. Ancora (Ritirandosi)
 non son moglie d'Augusto; e quanto dici
 misera tu non sei. Poco ti tolse
370lasciandoti il tuo volto
 l'avversa sorte. Acquisterai se vuoi
 più di quel che perdesti. E forse io stessa
 la pietà che mi chiedi
 mendicherò da te.
 EMIRENA
                                    La mia catena...
 SABINA
375Non più. Lasciami sola.
 EMIRENA
                                             (Oh dei, che pena!)
 
    Prigioniera abbandonata
 pietà merto e non rigore.
 Ah fai torto al tuo bel core,
 disprezzandomi così.
 
380   Non fidarti della sorte.
 Presso al trono anch'io son nata.
 E ancor tu fra le ritorte
 sospirar potresti un dì. (Parte)
 
 SCENA X
 
 SABINA ed AQUILIO
 
 AQUILIO
 (Tentiam la nostra sorte).
 SABINA
                                                 Il caso mio
385non fa pietade, Aquilio?
 AQUILIO
                                               È grande invero
 l'ingiustizia d'Augusto. Ei non prevede
 come puoi vendicarti. A te non manca
 né beltà né virtù. Qual freddo core
 non arderà per te? Sugli occhi suoi
390dovresti...
 SABINA
                      Che dovrei? (Con serietà e sdegno)
 AQUILIO
 Seguitarlo ad amar, mostrar costanza
 e farlo vergognar d'esserti infido.
 (Si turba il mar, facciam ritorno al lido).
 
    Vuoi punir l'ingrato amante?
395Non curar novello amore.
 Tanto serbati costante
 quanto infido egli sarà.
 
    Chi tradisce un traditore
 non punisce i falli sui;
400ma giustifica l'altrui
 con la propria infedeltà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 SABINA sola
 
 SABINA
 Io piango! Ah no. La debolezza mia
 palese almen non sia. Ma il colpo atroce
 abbatte ogni virtù. Vengo il mio bene
405fino in Asia a cercar; lo trovo infido,
 al fianco alla rivale
 che in vedermi si turba,
 m'ascolta appena e volge altrove il passo;
 né pianger debbo? Ah piangerebbe un sasso.
 
410   Numi, se giusti siete,
 rendete a me quel cor.
 Mi costa troppe lagrime
 per perderlo così.
 
    Voi lo sapete, è mio.
415Voi l'ascoltaste ancor
 quando mi disse addio,
 quando da me partì. (Parte)
 
 SCENA XII
 
  Cortili del palazzo imperiale, con veduta interrotta d’una parte del medesimo che soggiace ad incendio ed è poi diroccata da guastatori. Notte.
 
 OSROA dalla reggia con face nella destra e spada nuda nella sinistra; seguito d’incendiari parti e poi FARNASPE
 
 OSROA
 Felici parti, al nostro ardir felice
 arrise il ciel. Della nemica reggia
420volgetevi un momento
 le ruine a mirar. Pure è sollievo
 nelle perdite nostre
 quest'ombra di vendetta. Oh come scorre
 l'appreso incendio e quanti al cielo inalza
425globi di fumo e di faville! Ah fosse
 raccolto in quelle mura,
 ch'or la partica fiamma abbatte e doma,
 tutto il Senato, il Campidoglio e Roma.
 FARNASPE
 Osroa, mio re.
 OSROA
                             Guarda, Farnaspe. È quella
430opera di mia man. (Accennando l’incendio)
 FARNASPE
                                      Numi! E la figlia?
 OSROA
 Chi sa? Fra quelle fiamme
 col suo Cesare avvolta
 forse de' torti tuoi paga le pene.
 FARNASPE
 Ah Emirena! Ah mio bene! (Vuol partire)
 OSROA
                                                     Ascolta. E dove?
 FARNASPE
435A salvarla e morir. (Come sopra)
 OSROA
                                      Come! Un'ingrata
 che ci manca di fé, pone in oblio...
 FARNASPE
 È spergiura, lo so, ma è l'idol mio. (Getta il manto ed entra tra le fiamme e le ruine della reggia)
 OSROA
 Se quel folle si perde,
 noi serbiamoci, amici, ad altre imprese.
440Vadan le faci a terra. Al noto loco
 ritornate a celarvi. E pure ad onta (Parte il seguito)
 del mio furor, sento che padre io sono;
 non so quindi partir. Sempre mi volgo
 di nuovo a quelle mura; eh non s'ascolti
445una vil tenerezza. Ah forse adesso
 però spira la figlia e forse a nome
 moribonda mi chiama. A tempo almeno
 fosse giunto Farnaspe. Il lor destino
 voglio saper. Dove m'inoltro? Oh dei!
450Di qua gente s'appressa,
 di là cresce il tumulto; e tutto in moto
 è il cesareo soggiorno. Oh amico! Oh figlia!
 Parto? Resto? Che fo? Senza salvarli
 mi perderei. Ma già che tutto, o numi,
455volevate involarmi,
 questi deboli affetti a che lasciarmi? (Fugge)
 
 SCENA XIII
 
 SABINA, poi AQUILIO, indi ADRIANO, tutti con seguito
 
 SABINA
 E nessuno sa dirmi
 se sia salvo il mio sposo? Aquilio, ah dove,
 dov'è Cesare?
 AQUILIO
                             Almeno
460lasciami respirar.
 SABINA
                                   Dove s'aggira?
 Parla.
 AQUILIO
              Ma s'io nol so.
 SABINA
                                          Questo è lo stile
 del gregge adulator che adora il trono,
 non il monarca. Infin ch'è il ciel sereno,
 tutti gli siete intorno e lo seguite;
465se s'intorbida il ciel, tutti fuggite.
 AQUILIO
 Eccolo. Non sdegnarti.
 SABINA
 Augusto, io torno in vita.
 ADRIANO
 Emirena vedesti? (A Sabina)
 SABINA
                                     Io te cercai.
 ADRIANO
 Emirena dov'è? (Ad Aquilio)
 AQUILIO
                                 Ne corro in traccia
470né ancor m'avvengo in essa.
 ADRIANO
 Misera principessa! (In atto di partire)
 SABINA
                                        Odi. E non miri
 come cresce l'incendio? Ah tu non pensi
 al riparo, signor.
 ADRIANO
                                 Le accese mura
 si dirocchino, Aquilio, acciò non passi
475alle intatte la fiamma. (Con fretta come sopra)
 AQUILIO
                                            All'opra io volo. (Parte Aquilio)
 SABINA
 Ma Cesare...
 ADRIANO
                          (Che pena!) (Con impazienza)
 SABINA
                                                   E di te stesso
 prendi sì poca cura? Ove t'inoltri
 fra' notturni tumulti? Un traditore
 non potresti incontrar? Forse che ad arte
480fu desto questo incendio. Il reo si scopra
 pria di fidarti.
 ADRIANO
                              È già scoperto il reo.
 Lo conosco. È Farnaspe. Amor lo spinse
 all'atto disperato; in mezzo all'opra
 fu colto da' custodi; è fra catene;
485non v'è più da temer. (Tutto con fretta partendo)
 SABINA
                                           Dunque lo stolto...
 ADRIANO
 (Se non trovo Emirena, io nulla ascolto). (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 SABINA e poi EMIRENA
 
 SABINA
 Senti... Come mi lascia!
 Che disprezzo crudel! Tutto si soffra.
 Seguiamo i passi suoi. (In atto di partire)
 EMIRENA
                                             Soccorso. Aita,
490Sabina.
 SABINA
                  Eterni dei!
 Mancava ad insultarmi anche costei.
 EMIRENA
 Che avvenne, Augusta?
 SABINA
                                             E a me lo chiedi? Intendo;
 vuoi che de' tuoi trionfi
 t'applaudisca il mio labbro. È vero, è vero,
495son que' begli occhi tuoi
 rei di mille ferite. A lor talento
 si sconvolgono i regni. Ognun t'adora;
 ti cede ogni beltà. Sparta non vanti
 la combattuta greca. Ostenta ancora
500le maraviglie sue l'età novella;
 tu sei l'Elena nostra; e Troia è quella. (Accenna le fiamme)
 EMIRENA
 Ah qual senso nascoso
 celano i detti tui?
 SABINA
 Farnaspe tel dirà. Chiedilo a lui. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 FARNASPE incatenato fra le guardie romane ed EMIRENA
 
 EMIRENA
505Farnaspe!
 FARNASPE
                      Principessa!
 EMIRENA
 Tu prigionier!
 FARNASPE
                             Tu salva!
 EMIRENA
                                                Agl'infelici
 difficile è il morir. Di quelle fiamme
 sei tu forse l'autor?
 FARNASPE
                                      No; ma si crede.
 EMIRENA
 Perché?
 FARNASPE
                  Perché son parto,
510perché son disperato, in quelle mura
 perché fui colto.
 EMIRENA
                                E a che venisti?
 FARNASPE
                                                               Io venni
 a salvarti e morir. L'ultimo dono
 forse ottenni dal ciel, ma non la sorte
 che tu debba la vita alla mia morte.
 EMIRENA
515Deh, pietosi ministri,
 disciogliete que' lacci o meco almeno
 dividetene il peso.
 FARNASPE
                                     Ah perché mai
 mi schernisci così? Troppo è crudele
 questa finta pietà.
 EMIRENA
                                    Finta la chiami?
 FARNASPE
520Come crederla vera? Assai diversa
 parlasti, o principessa.
 EMIRENA
 Il parlar fu diverso. Io fui l'istessa.
 FARNASPE
 Ma le fredde accoglienze?
 EMIRENA
                                                 Eran timore
 d'irritar d'Adriano il cor geloso.
 FARNASPE
525E da lui che temevi?
 EMIRENA
 D'un trionfo il rossor.
 FARNASPE
                                          Se generoso
 la mia destra t'offerse.
 EMIRENA
                                            Arte inumana
 per leggermi nel cor.
 FARNASPE
                                         Dunque son io...
 EMIRENA
 La mia speme, il mio amor.
 FARNASPE
                                                     Dunque tu sei...
 EMIRENA
530La tua sposa costante.
 FARNASPE
                                          E vivi...
 EMIRENA
                                                           E vivo
 fedele al mio Farnaspe. A lui fedele
 vivrò fino alla tomba e doppo ancora
 ne porterò nell'alma
 l'immagine scolpita,
535se rimane agli estinti orma di vita.
 FARNASPE
 Non più, cara, non più. Basta, ti credo.
 Detesto i miei sospetti;
 te ne chieggo perdon. Barbare stelle,
 e pure ad onta vostra
540misero non son io. Disfido adesso
 i tormenti, gli affanni,
 le furie de' tiranni,
 la vostra crudeltà. M'ama il mio bene;
 il suo labbro mel dice;
545in faccia all'ire vostre io son felice.
 EMIRENA
 Ah non partir.
 FARNASPE
                             Conviene
 seguir la forza altrui.
 EMIRENA
                                         Mi lasci? Oh dio!
 Che mai sarà di te?
 FARNASPE
                                       Nulla pavento.
 Sarà la morte istessa
550terribile soltanto
 che negato mi sia morirti accanto.
 
    Se non ti moro allato,
 idolo del cor mio,
 col tuo bel nome amato
555fra' labbri io morirò.
 
    Addio, mia vita, addio;
 non piangere il mio fato;
 misero non son io;
 sei fida ed io lo so. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 EMIRENA sola
 
 EMIRENA
560S'è ver che i mali altrui
 sieno a' propri sollievo, a me pensate,
 anime sventurate. Avrete pace
 nel veder quanto sia
 della vostra peggior la sorte mia.
 
565   Infelice invan mi lagno
 qual dolente tortorella
 che cercando il suo compagno
 lo ritrova prigionier.
 
    Sempre quella ov'ei soggiorna
570vola e parte e fugge e torna,
 com'io vo fra le catene
 il mio bene a riveder. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo